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Fondi UE per le Imprese

I Fondi dell’Unione Europea rientrano nei finanziamenti all’impresa cui si può accedere per realizzare progetti, ovviamente nell’ambito dell’Unione Europea stessa, che hanno come primario fine quello di sviluppare l’Azienda che ne beneficia e, di riflesso, migliorare la qualità delle imprese europee.

Tali fondi sono creati e gestiti dall’Unione Europea stessa, e sono stati pensati per centrare, essenzialmente, uno di questi tre obiettivi:

  • Ridurre la disparità fra le regioni dal punto di vista della ricchezza e del benessere;
  • migliorare competitività stato occupazionale;
  • incentivare le collaborazione fra gli stati della UE per superare l’atteggiamento autarchico che tutt’ora caratterizza alcune delle nazioni facenti parti della UE.

La quota di bilancio europeo toccata dai fondi strutturali è attualmente pari al 37,5% del totale, questo dato basta da solo a comprendere quanto nella Comunità si vogliano incentivare le realtà delle piccole e medie imprese che, in tutto il territorio europeo, rappresentano il cuore pulsante della rispettiva economia nazionale.

Finanziamenti della Comunità Europea, un po’ di storia

Fra i sostenitori di unità fra gli stati europei è sempre stato evidente come, per una piena forma politica compiuta in senso federale, si sarebbe dovuto lavorare molto sull’abbattimento della riduzione delle differenze economico – sociali esistenti fra regione e regione, fu questo uno dei principi fondati prima della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, trattato di Parigi 1951) e poi, successivamente, della CEE (Comunità Economica Europea) e della CEEA (Comunità europea per l’energia atomica) entrambe ratificate con il trattato di Roma del 1957.

Tale impostazione di superamento della semplice convenienza economica fu ribadita infatti nel trattato di Maastricht del 1992 che ha portato alla configurazione dell’Europa così come la conosciamo oggi, sempre con Maastricht fu introdotta una politica economica più profonda con interventi mirati sul territorio, ribadita poi dal trattato di Lisbona del 2007.

In tutte le sue fasi lo strumento adottato per perseguire il nobile fine è sempre stato quello dell’istituzione di fondi economici destinati a realizzare progetti di ampio respiro che, possibilmente, avessero come fine quello di centrare almeno uno, se non tutti e tre, gli obiettivi sopra enunciati.

Tali fondi europei sono sempre stati al passo coi tempi e la loro disciplina è stata sempre aggiornata seguendo le diverse posizione politiche che via via si sono succedute negli anni.

Fondi europei, come funzionano

I Fondi europei hanno un ciclo di vita settennale e, come detto, corrispondo a poco più di un terzo di quello che è il totale del bilancio Europeo, la cifra è cospicua basti pensare che essa è passata dai 195 mld di € del precedente settennato ai 335 mld di € di quello in corso che si chiuderà nel prossimo 2013.

La quantità di denaro messa a disposizione giustifica da sola l’importanza strategica che questi fondi rappresentano nonché l’enorme apparato di controllo che vigila sulle fasi realizzative dei progetti per i quali viene erogato il fondo.

I tipi di fondo cui poter accedere sono molti, gli ultimi due nati sono il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e l’FSE (Fondo Sociale Europeo) sono caratterizzati dall’essere entrambi polivalenti, cioè includono strumenti finanziari di programmazione e pianificazione, e di essere destinati ad aree funzionali diverse.

Va detto che a livello delle singole Regioni UE (da non confondere con le Regioni Italiane così come le conosciamo noi) tali fondi sono definiti da precisi Programmi, fra questi ricordiamo: i Programmi Operativi (PO) che, a loro volta, si distinguono in: Regionali (POR) che Sovra regionali (PON), per ognuno dei quali le linee guida sono presenti nei rispettivi Regolamenti.

Il termine finale del ciclo del settennato è da ritenersi comunque puramente indicativo rispetto poi alla sua reale conclusione, infatti i progetti finanziati hanno un’architettura economica complessa, per questo motivo la durata fiscale del progetto è sempre di un paio di anni successiva all’effettiva chiusura del settennato.

Per gli ultimi due cicli così è stato, quello dal 2000 al 2006 si è chiuso nel 2008 e quello che terminerà nel 2013 avrà invece la sua chiusura fiscale nel 2015.

Oltre a questo c’è poi da considerare la valutazione dei risultati del progetto finanziato e realizzato, cosa che sposta ulteriormente avanti nel tempo la data finale della chiusura del ciclo di vita del fondo.

La programmazione 2007 – 2013

La base di una programmazione settennale è caratterizzata da due fattori: il primo è legato agli effetti, positivi o negativi, dei risultati di quanto compiuto nei precedenti sette anni, il secondo è legato ai nuovi obiettivi inseriti nell’agenda programmatica dell’UE.

A tal proposito va ricordato come prima a Lisbona, nel 2000, e poi a Goteborg, nel 2001, erano state inserite sostanziali modifiche agli obiettivi del progetto UE, con particolare attenzione al numero di indicatori e traguardi puramente economici, come unica garanzia di crescita territoriale, in particolare a Lisbona fu sancita l’importanza della conoscenza e a Goteborg quella dell’ambiente, decisione che, rispetto al ciclo precedente, hanno spostato la finalità di alcuni fondi, ad alcuni di questi è stato addirittura cambiato nome.

Gli obiettivi che sono stati prefissati in questo settennale in corso sono, come detto, tre:

  1. Convergenza: lo scopo di questo target è quello di ridurre il gap esistente dal punto di vista dello sviluppo fra gli Stati membri o le Regioni individuate come più povere, per centrare tale traguardo si è deciso di intervenire in questi settori: più alta qualità degli investimenti sia strutturali che umani e, in accordo con quanto stabilito a Lisbona e Goteborg, fulcro dell’innovazione è divenuta la conoscenza, nonché la capacità di stare al passo con i cambiamenti economico sociali, il tutto nella tutela dell’ambiente;
  2. Competitività regionale e occupazione: traguardo pensato per rafforzare competitività e occupazione delle regioni, tale obiettivo è fortemente incentrato sulla promozione delle imprese, dell’ambiente, l’accessibilità, scoperta di mercati che favoriscano l’inserimento nel mondo del lavoro. Sono ammissibili a tela obiettivo le regioni che nei precedenti sette anni hanno avuto accesso all’obiettivo di convergenza e che nel nuovo settennato non ne rispettano più i criteri di accesso (su questo fattore incide molto l’allargamento dell’UE), nel caso beneficiano di un finanziamento transitorio e comunque, per il principio di esclusione presente nello statuto UE, le Regione che non accedono all’obiettivo 1 rientrano nei rimanenti.
  3. Cooperazione territoriale europea: tale obiettivo è il diretto successore della precedente iniziativa Interreg, il suo goal è quello di rafforzare le cooperazioni transfrontaliere e transnazionali promuovendo la ricerca di soluzioni congiunte su problematiche comuni fra le autorità confinanti, quale può essere, per esempio lo sviluppo urbano, rurale e costiero, altro traguardo di questo obiettivo è la creazione di relazioni economiche e reti di piccole e medie imprese che operano interstatalmente cooperando su ricerca, sviluppo e ambiente, con particolare attenzione sulla gestione integrata delle acque.